La mia esperienza alla Don Pippo
Pensando al mio futuro, non troppo lontano, cresceva in me sempre di più il desiderio e la necessità di costruirmi un mio nido, precisamente un luogo dove potermi muovere liberamente con la mia carrozzina elettrica che mi permettesse di scoprire il vero significato della parola libertà; E’ veramente difficile descrivere le sensazioni che provo quando la accendo e apro la porta per uscire, potrei esagerare paragonandomi ad una farfalla che vola su un prato fiorito che si appoggia sul fiore che preferisce. Inoltre, sentivo da tempo la mancanza di sentirmi veramente a casa, circondata da un sincero affetto familiare avendo la certezza che nessuno si dimentichi della mia presenza e dei bisogni fondamentali legati alla mia sopravvivenza, senza avvertire il peso della dipendenza fisica quotidiana che impone la mia disabilità.
Non intendo vivere la disabilità come una disgrazia divina o come una prigione, ma una battaglia contro l’apparente impossibile che voglio vincere assolutamente. Ho sperimentato personalmente che autonomia non è sinonimo di libertà di movimento, ma voglia di affrontare i limiti della realtà con il sorriso sulle labbra. Secondo me, è fondamentale trovare le soluzioni e le strategie per rendermi più indipendente possibile facendo io il primo passo, con la conseguenza che gli altri mi aiutino diventando un prolungamento del mio corpo, ma non del mio pensiero perchè nel caso contrario diventerei doppiamente disabile. Queste sono state le motivazioni principali che mi hanno spinto ad intraprendere un percorso di vita all’interno dei Mini appartamenti della Fondazione Opera Don Pippo, la quale mi ha aperto la porta di una famiglia veramente speciale e che può essere presa ad esempio come un risultato positivo del binomio disabilità e indipendenza.
Per entrare nel cuore di questa esperienza, vi racconto brevemente una mia giornata tipo, che inizia generalmente alle 7.00 quando una mano angelica apre la porta della mia stanza e mi affianca nelle attività quotidiane mattutine, dopo di che scendo in salone per fare colazione con tutti i miei amici e finita la colazione mi dedico a tutte le mie attività : allo studio in previsione degli esami per l’Università e al tirocinio lavorativo presso la segreteria universitaria del campus. Torno verso l’ora di pranzo e di nuovo ci riuniamo tutti in salone per mangiare, nel pomeriggio mi rimetto sui i libri fino all’ora di cena o esco per fare delle commissioni e chiacchierando allegramente tutti insieme si fanno le 22.00; alla sera qualche volta esco con le amiche o con mio babbo. Questo tipo di organizzazione è il giusto compromesso che mi permette di avere una vita ricca di stimoli, in cui mi sento la protagonista, tenendo presente le mie necessità. Questo passo ha rappresentato la mia rinascita perchè mi ha aiutata a colmare la sensazione di solitudine e malinconia e mi ha regalato uno spiraglio di luce per il mio futuro.
Ringrazio di cuore tutti gli amici Annacarla, Donatella, Franca, Elsa, Rosa, Giuseppe, Teresa, Maria, Licinia, Claudia, Nadia, Franchina, Anna, Daniela, Loretta, Giorgia, Marisa che mi hanno accolto con un sorriso radioso e avvolto in un caloroso affetto basato sulla condivisione e sulla realtà dei sentimenti e Katia che si è dimostrata disponibile nel trovare tutte le soluzioni possibili per vivere al meglio all’interno della struttura, dandomi l’opportunità di esprimere la mia opinione e di rendermi utile coinvolgendomi nell’attività di volontariato. Tutti gli operatori e volontari che hanno concretizzato la mia realtà quotidiana, aiutandomi a riscoprire i miei veri bisogni, stimolandomi ad esprimere me stessa e creando un rapporto che va oltre all’assistenzialismo puro.
Grazie Mille!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Paola Negosanti
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